Principio di autonomia

Il principio di autonomia della clausola compromissoria è oggi universalmente riconosciuto, dopo essersi affermato nel corso della prima metà del XX secolo: dapprima in alcuni ordinamenti e successivamente in altri.

Per impiegare le parole del nostro legislatore, esso può essere sintetizzato così come segue: “La validità della clausola compromissoria deve essere valutata in modo autonomo rispetto al contratto cui si riferisce” (art. 808, co. 2, cod. proc. civ.).

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Una modesta proposta

Una condizione per l’accesso alle risorse del c.d. Recovery Fund è rappresentata dalla presentazione di un “Piano nazionale di ripresa e resilienza”, che deve essere coerente con le raccomandazioni specifiche rivolte a ciascuno Stato membro dalla Commissione europea.

Il Governo italiano ha recentemente reso disponibile un documento preliminare, denominato “Linee guida per la definizione del piano nazionale di ripresa e resilienza” (disponibile qui).  Un documento snello, che consta di una quarantina di pagine, due delle quali dedicate alla giustizia. 

E proprio con riferimento alla giustizia particolarmente vaghe sono le indicazioni contenute in queste linee guida: si enuncia l’obiettivo di ridurre la durata dei processi, si annunciano riforme della giustizia civile, penale e tributaria, si indica il tema della necessità di interventi di natura strutturale sull’organizzazione dell’amministrazione della giustizia.  Null’altro. 

A seguito della pubblicazione di queste linee guida, l’Unione Nazionale delle Camere Civili, ossia l’associazione forense rappresentativa degli avvocati civilisti italiani, ha diffuso una proposta di piano straordinario per la giustizia civile (disponibile qui).  Una iniziativa meritoria, poiché avvia un dibattito su possibili misure concrete. 

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Inesistenza della clausola compromissoria

Un Tribunale Arbitrale con sede a Padova ha recentemente esaminato talune interessanti questioni con riferimento ad un’eccezione di incompetenza degli arbitri (il lodo, disponibile qui, reca la data del 21 gennaio 2020).

La controversia concerneva un preteso rapporto contrattuale tra una banca e una società, i cui termini erano contenuti in un accordo quadro e in un contratto di interest rate swap.

A dire della società, però, i suddetti documenti contrattuali non erano mai stati sottoscritti dal suo legale rappresentante e la firma ivi contenuta doveva pertanto ritenersi apocrifa. Conseguentemente, la società ha agito per ottenere la restituzione di quanto corrisposto alla banca in esecuzione di rapporti giuridici in realtà inesistenti.

L’aspetto interessante della vicenda è costituito dal fatto che la parte attrice ha invocato l’applicazione della convenzione di arbitrato contenuta nel contratto che, a suo dire, essa mai aveva concluso.

La vicenda è poi ulteriormente complicata dalla circostanza che, all’esito della consulenza tecnica disposta nel corso del procedimento, è emerso che effettivamente la firma apposta sui contratti contestati non era del legale rappresentante dell’attrice. La convenuta, che pur nulla aveva eccepito anche dopo il deposito della relazione peritale, nel momento in cui il Tribunale Arbitrale ha invitato le parti a esprimere la loro posizione, ha denunciato il difetto di competenza degli arbitri, in mancanza di una valida clausola compromissoria.

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Arbitrato internazionale societario

L’arbitrato internazionale societario rappresenta un tema tanto interessante quanto sovente negletto dalla nostra dottrina. Rari pure i precedenti giurisprudenziali: ad oggi, anzi, non ne consta alcuno edito.

Una precisazione terminologica innanzi tutto si impone: per arbitrato internazionale societario si intende in questo scritto un arbitrato con sede all’estero ricadente nell’ambito di applicazione dell’art. 34 d.lgs. 17 gennaio 2003, n. 5.

Non sono così infrequenti i casi in cui esso trova, o può trovare, applicazione. Si pensi al riguardo all’ipotesi di società costituita in Italia e che rappresenti il veicolo di investimento (anche) di soggetto straniero. Ebbene, non è così peregrina l’ipotesi che questo investitore straniero desideri devolvere le eventuali controversie societarie (magari con un co-investitore invece italiano, o con gli amministratori della società) a un procedimento arbitrale con sede all’estero, magari un procedimento arbitrale amministrato all’estero.

Sinora sul tema potevano leggersi gli interessanti contributi di Giardina e Benedettelli. Ora ad essi si aggiunge una recente pronunzia della Corte di Appello di Genova: la n. 649 del 9 luglio 2020 (disponibile qui).

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Imparzialità dell’arbitro unico e sua nazionalità nel regolamento arbitrale ICC: la prospettiva della legge turca sul tema

Questo breve scritto concerne il tema dell’approccio della legge turca all’imparzialità (e, per quanto qui interessa, alla neutralità) di un arbitro unico e ai suoi effetti sul riconoscimento e sull’esecuzione di un lodo ICC da parte dei tribunali turchi.

Questo scritto si riferisce alla decisione della Sez. XI Civ. della Corte di Cassazione turca del 3 dicembre 2016.

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Arbitrato semplificato CAM

Il Regolamento della Camera Arbitrale di Milano, entrato in vigore da poco più di anno (ne avevo parlato qui), è stato recentemente integrato, con disposizioni che trovano applicazione dal primo luglio 2020 e che istituiscono una procedura di arbitrato semplificato.

Queste disposizioni sono contenute nell’Allegato D del regolamento arbitrale, che può essere consultato seguendo questo collegamento.

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L’arbitrato al tempo del CoViD-19

La pandemia CoViD-19 ha avuto, e continuerà ad avere, un impatto anche sui procedimenti arbitrali.

Il tema è stato affrontato anche dal legislatore italiano, il quale ha dettato delle disposizioni che richiedono un attento sforzo ermeneutico.

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Emergenza CoViD-19

Questo blog è nato per parlare di arbitrato.  E continuerò a farlo, pubblicando i provvedimenti rilevanti o comunque interessanti concernenti l’arbitrato domestico e internazionale in Italia, quando ci saremo lasciati alle spalle questa fase emergenziale.

Adesso, nel mio piccolo, offro da questo spazio virtuale il mio contributo per aiutare la collettività.  E ho pensato di farlo raccogliendo i collegamenti ai siti degli Uffici Giudiziari e degli Ordini territoriali in cui sono pubblicati i provvedimenti mano a mano emanati in attuazione del d.l. 23 febbraio 2020 n. 6, convertito in l. 5 marzo 2020 n. 13, dell’ormai abrogato d.l. 8 marzo 2020 n. 11 e del d.l. 17 marzo 2020, n. 18.

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Responsabilità extracontrattuale e arbitrato

Una recente pronunzia del Tribunale di Milano (n. 1684 del 24  febbraio 2020, disponibile qui) consente di tornare a esaminare un argomento molto interessante, quello delle domande extracontrattuali connesse a un titolo contrattuale e della loro devoluzione in arbitri.

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Clausola penale, risoluzione e arbitrato

Un tema molto interessante, sia per i suoi aspetti dogmatici che per quelli pratici, è quello dell’arbitrabilità delle controversie conseguenti alla risoluzione (o comunque allo scioglimento) di un contratto.  Avevo già affrontato questo argomento, pochi mesi fa, in relazione alle restituzioni conseguenti alla risoluzione contrattuale, commentando una sentenza del Tribunale di Milano che, a mio avviso, aveva mal applicato i principi che regolano la materia (qui il mio post di allora).  Una recente sentenza del Tribunale di Roma (n. 1695 del 27 gennaio 2020, disponibile qui) mi consente di tornare sul tema, esaminandolo da un punto di vista parzialmente diverso.

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