Impugnazione nel merito

Le Sezioni Unite della Corte di Cassazione hanno risolto il contrasto giurisprudenziale che si era formato in tema di impugnazione nel merito (ossia per violazione delle norme di diritto applicabili al merito della controversia) di un lodo reso sulla base di una clausola stipulata prima della riforma del 2006 (e che sul punto nulla dispone), ma in un procedimento promosso nel vigore della riforma.

Le pronunzie della Suprema Corte che mi appresto a commentare sono la n. 9284 (disponibile qui), n. 9285 (disponibile qui) e n. 9341 (disponibile qui), tutte del 9 maggio 2016.

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Il ritorno del doppio binario

Una recente pronuncia del Tribunale di Napoli (n. 4874 del 19 aprile 2016, disponibile qui) aderisce all’orientamento giurisprudenziale, in realtà ormai superato, secondo il quale sarebbero possibili due distinte tipologie di arbitrario societario: l’arbitrato societario previsto dall’art. 34 d.lgs. 5/2003 (ai sensi del cui co. 2, “La clausola compromissoria deve prevedere il numero e le modalità degli arbitri, conferendo in ogni caso, a pena di nullità, il potere di nomina di tutti gli arbitri a soggetto estraneo alla società (…)“); e l’arbitrato di diritto comune, fondato su una clausola compromissoria ex art. 808 cod. proc. civ., che potrebbe ancora essere inserita in statuto.  È il così detto “doppio binario”, di cui già avevo parlato in questo post.

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Eccezione di compromesso

Una recente pronunzia del Tribunale di Genova (n. 1325 del 14 aprile 2016, disponibile qui) consente di svolgere una riflessione sul tema dell’eccezione di compromesso e della sua qualificazione.

La vicenda oggetto del giudizio è, in estrema sintesi, la seguente.

Il socio (e amministratore ) di una società a responsabilità limitata ha promosso azione di responsabilità nei confronti di altro amministratore.  Quest’ultimo ha sollevato exceptio compromissi e chiesto al Tribunale di Genova di pronunziare l’inammissibilità della domanda avversaria, poiché lo statuto sociale prevedeva a suo dire una clausola compromissoria per arbitrato irrituale.

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Natura dell’arbitrato irrituale

La Cassazione, con la sentenza n. 23629 del 2015 (disponibile qui), ribadisce che tanto l’arbitrato rituale quanto quello irrituale hanno “natura privata”, e che pertanto la differenza tra l’uno e l’altro non può fondarsi sull’idea che con il primo le parti abbiano affidato agli arbitri una funzione sostitutiva di quella del giudice, ma va ravvisata nel fatto che, nell’arbitrato rituale, le parti vogliono che si pervenga ad un lodo suscettibile di essere reso esecutivo e di produrre gli effetti di cui all’art. 824/bis cod. proc. civ., con l’osservanza delle regole del procedimento arbitrale, mentre nell’arbitrato irrituale esse intendono demandare all’arbitro la soluzione di controversie – insorte o che possano insorgere in relazione a determinati rapporti giuridici – soltanto attraverso lo strumento negoziale, con cui le parti si impegnano a considerare la decisione degli arbitri come l’espressione della propria volontà (cfr. già, in questo senso, Cass., Sez. II Civ., 12 ottobre 2009, n. 21585).

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Arbitrato societario: e pur si muove!

Una recente sentenza del Tribunale di Firenze (Trib. Firenze, Sez. III Civ., 21 marzo 2016, n. 1129, disponibile qui) riapre il dibattito sul tema dell’arbitrabilità delle controversie societarie ed è particolarmente interessante per la chiarezza della sua motivazione.

Del tema avevo già parlato in numerose occasioni (ad esempio, in questo post, in quest’altro e in quest’altro ancora).

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Ancora sui rapporti tra arbitrato e processo

Una recente pronunzia del Tribunale di Roma (Trib. Roma, Sez. III Civ., 1 marzo 2016, n. 4216, disponibile qui) torna sul tema dei rapporti tra arbitrato e processo, e in particolare sulla possibilità di sospendere un procedimento pendente avanti il giudice statale in attesa della definizione di altro procedimento pendente avanti un Tribunale arbitrale, di cui già avevo parlato in questo post.

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Ancora sull’impugnazione per nullità

La Corte di Cassazione, con la sentenza della Sez. I Civ. del 23 febbraio 2016, n. 3481 (disponibile qui), ha definitivamente deciso una vicenda di cui si è ampiamente occupata la stampa: quella della controversia tra Bernardo Caprotti e i suoi figli Violetta e Giuseppe relativa alla proprietà delle azioni della holding Supermarkets Italiani S.p.A.

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Arbitrato ed emolumento dell’amministratore

La Corte di Cassazione, in una sua recente pronunzia (Cass., Sez. I Civ., 11 febbraio 2016, n. 2759, disponibile qui) ha affrontato il tema dell’arbitrabilità delle controversie tra una società e un suo amministratore, aventi ad oggetto il diritto di quest’ultimo di percepire l’emolumento connesso alla carica.

Questa, in sintesi, la vicenda.

L’ex amministratore di una società per azioni ha richiesto e ottenuto, nel giugno 2008, un decreto ingiuntivo per gli importi a suo dire dovuti a titolo di compenso per la sua attività.

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Rapporti tra arbitrato e processo

I rapporti tra arbitrato e processo sono oggetto di una recente pronunzia della Corte di Cassazione (Sez. III Civ., ord. 19 gennaio 2016, n. 783, disponibile qui), che è giunta a una conclusione corretta, in punto (im)possibilità di sospendere un procedimento pendente avanti il giudice statale nell’attesa della definizione di altro giudizio pendente avanti un Tribunale arbitrale, sulla base però di un ragionamento non del tutto corretto.  E questo è il motivo per cui desidero commentarla brevemente.

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