Arbitrato e tutela cautelare

ll Tribunale di Venezia ha pronunciato il 6 maggio 2025 un’ordinanza (il cui testo è disponibile qui) che affronta questioni di rilevante interesse pratico in materia di arbitrato e consente di compiere una ulteriore riflessione in punto competenza cautelare degli arbitri i cui poteri derivano da una convenzione arbitrale che le parti abbiano stipulato prima dell’entrata in vigore della riforma di cui al d.lgs. 149/2022.

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La decisione della “terza via” nell’arbitrato

La sentenza della Corte d’Appello di Bologna n. 724 del 15 aprile 2025 (disponibile qui) affronta una questione di particolare interesse, stabilendo quando la qualificazione giuridica d’ufficio operata dagli arbitri integri violazione del contraddittorio ex art. 829, co. 1, n. 9 cod. proc. civ.

La pronuncia offre un contributo significativo al dibattito sulla cosiddetta decisione della “terza via”, chiarendo i confini tra legittima qualificazione giuridica dei fatti e violazione del principio del contraddittorio attraverso un approccio che privilegia la sostanza rispetto alla forma.

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Sequestro conservativo ante causam e procedimento di exequatur

L’ordinanza della Corte d’Appello di Trieste del 28 marzo 2025 (disponibile qui) affronta una questione di notevole rilevanza pratica, ossia quella dell’ammissibilità del sequestro conservativo ante causam strumentale al procedimento di exequatur di un lodo arbitrale straniero, resa ancor più interessante dalla considerazione che, a seguito della riforma di cui al d.lgs. 149/2022, il decreto che riconosce in Italia un lodo straniero è immediatamente esecutivo.

La pronuncia si distingue per l’approccio pragmatico adottato dal giudice triestino, che ha saputo coniugare le esigenze di tutela cautelare con le accennate modifiche normative, offrendo una lettura sistematica che supera le rigidità formalistiche e valorizza la sostanza degli istituti processuali.

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Ancora sulle vie parallele

Una clausola compromissoria statutaria consente di devolvere alla cognizione arbitrale le controversie tra soci e società. Tuttavia, la legge pone dei limiti precisi a questa facoltà, e uno di questi limiti è che le controversie non devono riguardare diritti indisponibili.

Con riferimento a una particolare tipologia di controversia, quella concernente l’impugnazione delle delibere di approvazione del bilancio d’esercizio, la giurisprudenza ha da tempo adottato un approccio per così dire binario: le contestazioni formali (come possono essere quelle concernenti l’irregolare convocazione dell’assemblea o l’errata verbalizzazione) sono considerate arbitrabili, mentre le contestazioni sostanziali (ossia quelle che riguardano l’asserita falsità dei dati contabili o la violazione dei principi di veridicità e correttezza) sono ritenute attinenti a diritti indisponibili e, quindi, non arbitrabili.

Questa distinzione, seppure chiara in astratto, si è dimostrata problematica nella prassi.

Cosa accade, ad esempio, quando la stessa impugnazione contiene entrambi i profili?

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Inadempimento alla convenzione di arbitrato

Gli operatori dell’arbitrato commerciale, sia domestico che internazionale, devono talvolta affrontare i problemi derivanti dal comportamento di una parte che, recalcitrante a vedere la controversia decisa dagli arbitri come pure pattuito, assume comportamenti – che possono consistere in azioni positive, ovvero nell’omissione di azioni dovute – il cui apparente intento è quello di impedire, ovvero di ostacolare e rallentare, lo svolgimento del procedimento arbitrale.

Di ciò sono consapevoli anche le principali istituzioni arbitrali, che in effetti da tempo includono nei loro regolamenti o recentemente hanno ivi introdotto il monito rappresentato dall’espressa disposizione secondo la quale le parti debbono comportarsi secondo buona fede e correttezza.

Il tema non ha però trovato, quanto meno in Italia, particolare attenzione – salvo che da parte di una dottrina tanto isolata quanto autorevole.  Appare per questo motivo opportuno affrontarlo, in una proposta – preliminare e parziale, anche in considerazione del limitato spazio in cui al momento sembra opportuno contenerla – di ricostruzione sistematica.

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Alcune riflessioni sulla riforma dell’arbitrato

Molto è stato scritto, e molto sarà ancora scritto, sulla riforma della disciplina dell’arbitrato contenuta nel d.lgs. 10 ottobre 2022, n. 149.

L’innegabile merito di questa riforma è quello di avvicinare il nostro sistema a quello di altri ordinamenti, che si riconoscono nella nostra medesima prospettiva di civiltà.

In questo senso vanno sicuramente interpretate le modifiche che hanno (finalmente) permesso agli arbitri di emettere provvedimenti cautelari, e quelle relative alla disclosure e alla ricusazione degli arbitri.

Altre modifiche ci pongono poi tra gli ordinamenti più avanzati: basti pensare a quella concernente l’individuazione della legge applicabile, che consente alle parti e agli arbitri di fare riferimento a norme sostanziali che non siano state prodotte da alcun ordinamento statuale.

In questo contesto, di generale e grande soddisfazione, non possono però essere taciuti i limiti della riforma, che per di più derivano da formulazioni infelici delle nuove norme (a loro volta, conseguenza dell’urgenza con le quale sono state approvate, per di più con una anticipazione della loro entrata in vigore).

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L’arbitrato italiano nel 2022

Il 2022 è stato un anno particolarmente interessante per chi, in Italia, si occupa di arbitrato.
Innanzitutto, nel 2022 è stata approvata la riforma del processo civile, che riguarda anche il diritto dell’arbitrato, e che entrerà in vigore il 1° marzo 2023.  Si tratta della prima riforma significativa dopo quella approvata nel 2006.  Vale la pena notare subito che:

  • la legge italiana imporrà agli arbitri nominati specifici obblighi di disclosure. L’influenza delle best practice internazionali è evidente e l’adempimento di tali doveri eviterà probabilmente il verificarsi di eventi come quelli discussi nella causa BEG v. Italia, e
  • l’Italia esce finalmente dal ristretto club delle giurisdizioni che non consentono agli arbitri di emettere provvedimenti cautelari.

In secondo luogo, i professionisti italiani hanno dovuto rispolverare vecchi precedenti sull’arbitrabilità delle controversie che coinvolgono una parte colpita dalle sanzioni.  I tribunali italiani si sono occupati della questione in relazione alle sanzioni contro alcune entità irachene; gli stessi principi si applicheranno probabilmente alle entità russe sanzionate.
In terzo luogo e infine, l’arbitrato amministrato italiano è in forte espansione.  È ancora lontano il momento in cui gli arbitrati amministrati in Italia supereranno i procedimenti ad hoc.  Tuttavia, le istituzioni arbitrali italiane, in particolare la principale (la Camera Arbitrale di Milano), hanno contribuito in modo significativo a delineare il panorama.

Sanzioni e arbitrabilità

Le sanzioni adottate contro alcuni enti e individui russi dopo l’invasione dell’Ucraina da parte della Federazione Russa potrebbero sollevare un problema di arbitrabilità delle controversie tra gli enti sanzionati e i terzi.

Questo non è un argomento nuovo per i professionisti dell’arbitrato internazionale, poiché è stato affrontato in passato quando la comunità internazionale ha adottato sanzioni, ad esempio, contro l’Iraq o l’Iran. Le sanzioni attuali sono in qualche modo diverse (ad esempio, non sono adottate dalle Nazioni Unite) e sono più simili a quelle adottate contro la stessa Federazione Russa in seguito all’annessione della Crimea.

La questione richiede ora ulteriore attenzione, sia per la portata delle nuove sanzioni sia per la rilevanza nel commercio internazionale di alcune delle entità sanzionate.

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Eccezione di compromesso e onere delle spese

Due recenti pronunzie, resa una dalla Corte d’appello di Milano e l’altra dal Tribunale di Milano, forniscono una buona occasione per svolgere una riflessione in punto riparto dell’onere delle spese nel caso in cui un procedimento promosso avanti il Giudice statuale (si trattava, in entrambi i casi, di opposizioni a provvedimenti monitori) si concluda con un provvedimento in rito, in ragione dell’accoglimento dell’eccezione di compromesso.

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Arbitrato e decreto ingiuntivo

Una recente pronunzia del Tribunale di Vicenza (Trib. Vicenza, 27 giugno 2022, n. 1101, disponibile qui), resa all’esito di un procedimento di opposizione a decreto ingiuntivo, appare di grande interesse, in considerazione dell’inedita conclusione cui è arrivato il Giudice statuale.

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