Ancora sull’impugnazione nel merito

Per la terza volta in un breve lasso di tempo ritorno sul tema dell’impugnazione nel merito (ossia per violazione delle norme di diritto applicabili al merito della controversia) di un lodo reso sulla base di una clausola stipulata prima della riforma del 2006 (e che sul punto nulla dispone), ma in un procedimento promosso nel vigore della riforma.

Per quanti, tra i venticinque lettori di questo blog, si fossero persi le puntate precedenti, ne offro qui di seguito una sintesi.

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Arbitrato societario: no al doppio binario

La Corte di Cassazione, con la sentenza della Sez. I Civ., n. 22008 del 28 ottobre 2015 (disponibile qui), ha confermato il suo orientamento contrario al c.d. doppio binario nell’arbitrato societario, ribadendo che l’unica clausola compromissoria che può essere validamente inserita in uno statuto è quella di cui all’art. 34 del d.lgs. 17 gennaio 2003, n. 5.

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Arbitrato e decadenze

La Prima Sezione della Corte di Cassazione ha chiesto al Primo Presidente della Corte di rimettere alle Sezioni Unite la questione relativa al rapporto tra l’arbitrato e una particolare decadenza: quella di cui all’art. 2527, co. 3, cod. civ., ossia la norma che – prima della riforma del diritto societario – prevedeva che il socio escluso da una societĂ  cooperativa avesse l’onere di impugnare la delibera di esclusione entro trenta giorni dalla sua comunicazione (la norma attualmente vigente è l’art. 2533, co. 3, cod. civ., che ha innalzato il termine a sessanta giorni; disciplina analoga, con riferimento alla societĂ  semplice, è prevista dall’art. 2287, co. 2, cod. civ.). Il testo integrale dell’ordinanza (la n. 20101 del 7 ottobre 2015) è disponibile qui.

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Rinuncia alla clausola compromissoria

Il Tribunale di Roma (sentenza n. 19215 del 28 settembre 2015, disponibile qui) si è pronunciato nell’ambito di una complessa vicenda riguardante i rapporti tra una societĂ  a responsabilitĂ  limitata e un suo ex amministratore: in una prima causa, la societĂ  ha svolto l’azione sociale di responsabilitĂ ; in una seconda causa (che è quella definita con la sentenza in commento) l’amministratore ha agito in via monitoria per ottenere il saldo dei compensi a suo dire dovuti.  Tutto ciò, nonostante lo statuto della societĂ  contenesse, all’art. 26, una clausola compromissoria: “Tutte le controversie sorte fra i soci oppure tra i soci e la societĂ , gli amministratori, i liquidatori o i sindaci, aventi ad oggetto diritti disponibili relativi al rapporto sociale, sono risolte da un arbitro unico nominato dal Presidente dell’Ordine dei Dottori Commercialisti nel cui ambito ha sede la societĂ  (…)“.  E in effetti nell’azione di responsabilitĂ  l’ex amministratore convenuto in giudizio ha sollevato nei confronti della societĂ  l’exceptio compromissi; eccezione che, specularmente, è stata sollevata dalla societĂ  nei confronti dell’ex amministratore nel giudizio di opposizione a decreto ingiuntivo.

Si è quindi posta la questione di una eventuale rinunzia delle parti alla clausola compromissoria, in conseguenza delle loro iniziative processuali.

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Sull’interpretazione di una clausola compromissoria statutaria

Con la recente pronuncia n. 10610 del 22 settembre 2015, il Tribunale di Milano si è dichiarato incompetente a conoscere di una causa di impugnazione di una delibera di una societĂ  cooperativa, fornendo una interpretazione estensiva dell’ambito di operativitĂ  della clausola compromissoria contenuta nello statuto di tale societĂ .  Il testo integrale della sentenza è disponibile qui.

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Arbitrato e finanziamento soci

Sono devolute alla cognizione degli arbitri, in presenza di una clausola compromissoria statutaria, anche le controversie tra (ex) socio e società relative alla restituzione di un finanziamento soci, in quanto concernenti il rapporto sociale (pure nel caso in cui esso sia nel frattempo cessato).  Questa, in estrema sintesi, è la ratio decidendi della sentenza della Terza Sezione del Tribunale di Roma, n. 18316 del 17 settembre 2015, il cui testo integrale è disponibile qui.

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Ancora su arbitrato e impugnazione di bilancio

La Corte di Cassazione conferma il suo orientamento in punto non arbitrabilitĂ  delle cause di impugnazione di bilancio, con l’ordinanza della Sez. VI Civ. n. 17950 del 10 settembre 2015.  Il testo integrale dell’ordinanza è disponibile qui.

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Arbitrato e impugnazione di delibere assembleari

La Corte di Cassazione, con ordinanza n. 17283 del 28 agosto 2015, ha affermato la competenza arbitrale a decidere una causa di impugnazione di delibere assembleari in presenza di una clausola compromissoria statutaria che, nulla disponendo su questo specifico tema, si limita a devolvere agli arbitri le “controversie che dovessero insorgere tra la societĂ  e ciascun socio, ovvero tra i soci medesimi (…) in dipendenza dell’attivitĂ  sociale“. Qui il testo integrale dell’ordinanza.

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Arbitrato e impugnazione di bilancio

Il Tribunale di Milano è tornato sul tema del rapporto tra giurisdizione statale e competenza arbitrale in relazione all’impugnazione del bilancio di esercizio di una societĂ  (nella specie, una societĂ  per azioni) il cui statuto prevede una clausola compromissoria (Trib. Milano, 28 luglio 2015, n. 9115). Qui il testo integrale della sentenza.

Questa sentenza è a mio avviso interessante, sotto due profili.

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Interpretazione della clausola compromissoria

La formulazione della clausola compromissoria dovrebbe essere effettuata con particolare attenzione, atteso che essa costituisce la fonte della potestas iudicandi degli arbitri e che non sempre potrĂ  porsi rimedio a suoi eventuali vizi a controversia insorta.

Tuttavia, capita che a tale clausola non venga dedicata l’attenzione necessaria, vuoi perché essa viene inserita all’ultimo momento in un contratto (non a caso, si parla di midnight clause), vuoi perché, raggiunto talvolta dopo estenuanti negoziazioni l’accordo sul resto del contenuto contrattuale, si sottovaluta il rischio che, proprio su quel contratto, possa sorgere una controversia.

Sull’interpretazione di una clausola compromissoria, dalla formulazione non particolarmente felice, si è espresso il Tribunale di Milano con ordinanza del 19/22 gennaio 2015 (qui il testo dell’ordinanza).

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