Inadempimento alla convenzione di arbitrato

Gli operatori dell’arbitrato commerciale, sia domestico che internazionale, devono talvolta affrontare i problemi derivanti dal comportamento di una parte che, recalcitrante a vedere la controversia decisa dagli arbitri come pure pattuito, assume comportamenti – che possono consistere in azioni positive, ovvero nell’omissione di azioni dovute – il cui apparente intento è quello di impedire, ovvero di ostacolare e rallentare, lo svolgimento del procedimento arbitrale.

Di ciò sono consapevoli anche le principali istituzioni arbitrali, che in effetti da tempo includono nei loro regolamenti o recentemente hanno ivi introdotto il monito rappresentato dall’espressa disposizione secondo la quale le parti debbono comportarsi secondo buona fede e correttezza.

Il tema non ha però trovato, quanto meno in Italia, particolare attenzione – salvo che da parte di una dottrina tanto isolata quanto autorevole.  Appare per questo motivo opportuno affrontarlo, in una proposta – preliminare e parziale, anche in considerazione del limitato spazio in cui al momento sembra opportuno contenerla – di ricostruzione sistematica.

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Le vie parallele

Il diritto processuale italiano applica, nei rapporti tra procedimento arbitrale e procedimento avanti il Giudice statuale, il principio delle vie parallele.  Tale principio è codificato dall’art. 819-ter cod. proc. civ., ai sensi del quale “La competenza degli arbitri non è esclusa dalla pendenza della stessa causa davanti al giudice, né dalla connessione tra la controversia ad essi deferita ed una causa pendente davanti al giudice”.

Tale principio viene in applicazione in diverse ipotesi, alcune delle quali riguardano la materia societaria.  Per questo motivo, riveste particolare interesse una recente pronunzia del Tribunale di Milano (Trib. Milano, 12 luglio 2022, n. 6095, disponibile qui), in cui il Giudice statuale ha omesso di applicare il suddetto principio.

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Eccezione di compromesso e onere delle spese

Due recenti pronunzie, resa una dalla Corte d’appello di Milano e l’altra dal Tribunale di Milano, forniscono una buona occasione per svolgere una riflessione in punto riparto dell’onere delle spese nel caso in cui un procedimento promosso avanti il Giudice statuale (si trattava, in entrambi i casi, di opposizioni a provvedimenti monitori) si concluda con un provvedimento in rito, in ragione dell’accoglimento dell’eccezione di compromesso.

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UltrattivitĂ  o autonomia della clausola compromissoria?

Due provvedimenti, praticamente contemporanei, resi da due Tribunali sono giunti a conclusioni opposte.  Si tratta delle sentenze del Tribunale di Catania n. 1020 del 13 marzo 2020 (disponibile qui) e del Tribunale di Milano n. 2091 dell’11 marzo 2020 (disponibile qui).  Entrambi questi provvedimenti hanno seguito lo schema motivazionale di cui all’art. 118, co. 1, disp. att. cod. proc. civ.  Essi, in altri termini, sono entrambi motivati con il richiamo a precedenti.

Occorre quindi di verificare se i due Tribunali abbiano fatto buon uso dei precedenti da loro indicati.

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Consorzi e arbitrato

La recente pubblicazione di due pronunce di merito (Trib. Civitavecchia, 7 gennaio 2021, n. 2, disponibile qui; e Trib. Brindisi, 5 gennaio 2021, n. 22, disponibile qui) offre l’occasione per ricostruire lo stato dell’arte in merito all’applicabilità della disciplina dell’arbitrato societario ai consorzi.

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Clausola compromissoria e contemporanea elezione di foro

Una recente sentenza del Tribunale di Milano (n. 7692 del 26 novembre 2020, disponibile qui) ha affrontato il tema della compresenza, all’interno del medesimo contratto, di una clausola compromissoria e di una clausola di elezione del foro.

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Arbitrato societario

L’arbitrato societario, introdotto con il d.lgs. 17 gennaio 2003 n. 5, ha suscitato, e continua a suscitare, numerose incertezze interpretative, che rappresentano forse uno dei fattori che hanno limitato le potenzialità, e di conseguenza la diffusione, dell’istituto.

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Principio di autonomia

Il principio di autonomia della clausola compromissoria è oggi universalmente riconosciuto, dopo essersi affermato nel corso della prima metà del XX secolo: dapprima in alcuni ordinamenti e successivamente in altri.

Per impiegare le parole del nostro legislatore, esso può essere sintetizzato così come segue: “La validità della clausola compromissoria deve essere valutata in modo autonomo rispetto al contratto cui si riferisce” (art. 808, co. 2, cod. proc. civ.).

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Inesistenza della clausola compromissoria

Un Tribunale Arbitrale con sede a Padova ha recentemente esaminato talune interessanti questioni con riferimento ad un’eccezione di incompetenza degli arbitri (il lodo, disponibile qui, reca la data del 21 gennaio 2020).

La controversia concerneva un preteso rapporto contrattuale tra una banca e una societĂ , i cui termini erano contenuti in un accordo quadro e in un contratto di interest rate swap.

A dire della società, però, i suddetti documenti contrattuali non erano mai stati sottoscritti dal suo legale rappresentante e la firma ivi contenuta doveva pertanto ritenersi apocrifa. Conseguentemente, la società ha agito per ottenere la restituzione di quanto corrisposto alla banca in esecuzione di rapporti giuridici in realtà inesistenti.

L’aspetto interessante della vicenda è costituito dal fatto che la parte attrice ha invocato l’applicazione della convenzione di arbitrato contenuta nel contratto che, a suo dire, essa mai aveva concluso.

La vicenda è poi ulteriormente complicata dalla circostanza che, all’esito della consulenza tecnica disposta nel corso del procedimento, è emerso che effettivamente la firma apposta sui contratti contestati non era del legale rappresentante dell’attrice. La convenuta, che pur nulla aveva eccepito anche dopo il deposito della relazione peritale, nel momento in cui il Tribunale Arbitrale ha invitato le parti a esprimere la loro posizione, ha denunciato il difetto di competenza degli arbitri, in mancanza di una valida clausola compromissoria.

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Arbitrato internazionale societario

L’arbitrato internazionale societario rappresenta un tema tanto interessante quanto sovente negletto dalla nostra dottrina. Rari pure i precedenti giurisprudenziali: ad oggi, anzi, non ne consta alcuno edito.

Una precisazione terminologica innanzi tutto si impone: per arbitrato internazionale societario si intende in questo scritto un arbitrato con sede all’estero ricadente nell’ambito di applicazione dell’art. 34 d.lgs. 17 gennaio 2003, n. 5.

Non sono cosĂŹ infrequenti i casi in cui esso trova, o può trovare, applicazione. Si pensi al riguardo all’ipotesi di societĂ  costituita in Italia e che rappresenti il veicolo di investimento (anche) di soggetto straniero. Ebbene, non è cosĂŹ peregrina l’ipotesi che questo investitore straniero desideri devolvere le eventuali controversie societarie (magari con un co-investitore invece italiano, o con gli amministratori della societĂ ) a un procedimento arbitrale con sede all’estero, magari un procedimento arbitrale amministrato all’estero.

Sinora sul tema potevano leggersi gli interessanti contributi di Giardina e Benedettelli. Ora ad essi si aggiunge una recente pronunzia della Corte di Appello di Genova: la n. 649 del 9 luglio 2020 (disponibile qui).

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